G.F.

 

G.F. caracolla su e giù per il corridoio di casa mia, avanti e dietro

tiene in mano una cartolina colorata oppure una pallina o una chiave

in quest’ultimo caso è inseguita

G.F. cammina da pochi giorni (ancora non le si confà la battuta, di Petrolini: “a quest’ora sarà a Torino”)

esplora la nuova capacità, non sopporta che la si fermi se deve andare

dà delle zuccate! (ha una testa dura che pare un’incudine! retaggio di famiglia)

Poi si ferma guarda se è inseguita o osservata e ride forzata (imita la mamma),

oppure ci delizia col repertorio di caratterizzazioni: fa gli animali, il leone, poi i gesti con le mani, indica, saluta

fa “no, no, no, non si fa” con la testa, fa gli occhiacci (la mia preferita)

È bravissima, Gesù, è una fantasista nata

speriamo che crescendo non si dimentichi.

Si può farla fermare, per un po’

si fanno le bolle di sapone, e un po’ rimane, dopo s’annoia

via riparte, gioca coi peluche, poi di nuovo al punto di partenza, e ancora

Ormai non ha neanche più paura della macchina fotografica, ride appena imbarazzata, per farsi coraggio

Ma non si acciglia più per il flash

Né ha paura ormai del frullatore o delle voci basse (la mia o quella del Borselli)

È piccolissima, microscopica (pesa dieci volte meno di me!), tenacissima, cade, si rialza mille volte

corre subito via, che tutto ha da vedere cogli occhi nuovi

Un paio di volte è caduta per colpa mia, che la volevo acchiappare, m’ha guardato ostile

che l’ho frenata, che l’ho delusa, da donna tradita mi fa sentire in colpa

ed è arte che la fa già un poco adulta.

È bellissima G.F. che ha ancora tutto da inventarsi,

che ha fame di conoscere il mondo

che scapperà lontano quando vorrà vedere, sapere tutto fino in fondo, fin nel profondo

che qua profondo non c’è neanche il mare

Via su quei piedini che ora la fanno incerta