postcards
Allegoria 1
Come in un quadro: le bestie, gli uomini, le macchine
un assedio, una guerra, sembra finta
nuvole di polvere, rossa luce di spari
buffo, strano, singolare, essenziale, un poco buio
una guerra sorda, cieca (né colore, né rumore)
lacrime, sangue ed una tazza di caffè
Allegoria 2
Meridiani e paralleli
per dividere, partire in settori, per frazionare e miniaturizzare
per rendere più digeribile, somministrare
Con il segno appiattire,
riuscire ad affrontare nell’infinitamente piccolo
quello che pare troppo complesso, enorme, sconosciuto
Allegoria 3
Dopo aver rovesciato i governi
il poeta si accanì sulle mie dita
che spezzate e dolenti infilai in tasca,
proprio come i criceti morti dentro nella loro gabbia,
a sfogare l’aggressività residua
di chi credeva alla rivoluzione
Allitterazione
Siccità! siccità! siccità!
e un vento arido che asciuga
persino la linfa vitale dentro i vasi
bambole di cartapesta
ridono e si muovono
si fanno dei dispetti
Anacoluto
Di un cuore che pompa
di questo c’è bisogno, nient’altro per vivere
del vento che trascina i semi
di fuoco, aria e morte.
Tutti quanti ci sono qua intorno, siamo costrutti di pelle e sangue ed occhi scuri,
e darne e averne non si rifiuta
Anadiplòsi 1
Con i cuori di una ciurma
fabbricarono una città
poi le madri ed i padroni
con i cuori la miniera ed un convento
infine trombe e tamburi per la festa
vino e tabacco solo fino al tramonto
Anadiplòsi 2
E lucciole la sera,
e la sera nuvole di gas,
gas, non brucia, solo un po’
un po’, solo se ci pensi
Uomini senza lacrime
scarsi gli animali
Anàfora 1
Per la vita e la ragione
per un tempo troppo lungo
per i piccoli animali
per le storie ancora uguali
per un sentimento un poco logoro
per la vita ed altri intoppi
Anàfora 2
Come fuoco, come gelo
come il faro sempre luce e movimento
come cosce e rime gratis
come biondo nei capelli e ti tolgono una ciste
come se tutto il mondo fosse poco, però tuo
come se…ti svegli poi un giorno troppo presto oppure tardi
Anàstrofe
I gendarmi con i pennacchi almeno vederli
lì, piantati, plastici, a tutela del diritto
della legittima aspirazione al particulare
col cipiglio e i baffoni almeno vederli
a sostenere il vigore del divieto
o, perlomeno, uno spaventapasseri vestito buffo
Annominazione 1
Dio del Dio dei viaggi
proteggi tutti i legni, questi gusci di noce
anche se non è sempre Ulisse
che non torna o finge di non ricordare
perdona la presunzione, la follia, la boria:
affrontarti in pieno mare temendo solo nausea e vomito
Annominazione 2
Giallo di filtro che costringe la luce
scivola nel declivio delle tegole arancioni
per poi morire di grigia morte sull’asfalto prepotente
nel verde dell’erba molle
oppure, meglio, nell’oro del grano
nel castano scuro dei capelli, rossa la bocca, braccia e tette più chiare
Antìfrasi
Gli occhi di iena delle madri
che si odiano ogni giorno al mercato
piangeranno per la guerra
e un figlio che plana
proprio nel fotoromanzo
piedi gonfi ed una sola enorme tetta
Antìfrasi?
Carini, buffi i cuccioli degli uomini
con la pelle di grinze e fossette, i muscoli flosci
Una volta in una foto ci stavano in tre
adesso nascono sono già 80 chili, solo due
poi crescono, diventano individualisti, si comprano la macchina fotografica, la cinepresa
e vanno al mare con la fidanzata e non si sa quando cazzo tornano
Antìtesi
Hai visto che strano?
La pietra contro il profilo del mare
Alle spalle tutto il mondo ed un uomo in pigiama
scarichi dagli stabilimenti, la giostra e zucchero filato
se incontri una donna che si mette di profilo contro il tramonto
chiamala schiamazzando, che poi sembrerà tutto com’è sempre stato
Antonomàsia
Suonano strane le voci registrate
stridule, fuori tono, deformate, buffe
qualcuno dice: è la voce vera
solo specchio dell’insoddisfazione, della propria insicurezza
bisogna essere più sicuri, spavaldi, tranquilli, determinati
Se fanno uno spettacolo alla Scala, gli psicologi, lo provano una volta
Apòstrofe 1
Prato di rovine
vasto come il mondo
cumulare torri barocche
una storia che ripeti
non t’avevano detto:
<non si lavora per i santi>?
Apòstrofe 2
E poi, repentino, un fulmine ti disarciona
ed il cavallo, che pure è un animale intelligente, un poco attende
trotterella andandosene ma non si volta
Era tardi e buio, quasi notte
e lo si sa che a buio non si lavora ed è pericoloso, si sa
e gli schiavi lo fanno e non gli uomini
Calembour
Quella strada, stessa strada dove incroci
che la passano in molti, che la scrivono sui muri
la mia storia ed un po’ della loro
che Madonne un artista ha colorato, che cantare un busker
ha un po’ cantato, coraggioso artista, e un po’ suonato
una vecchia governa i gatti soli, grati, ma ribaldi, si servono del suo cuore
Chiasmo
C’era il mare come sfondo e confine del mondo
l’ansia scoordinata di comunicazione c’era
troppo rumore di macchine in movimento, troppo movimento
tanto che neanche il telefono riusciva più ad acchiapparlo
troppo movimento, troppo veloce, troppo disarticolato, frenesia soltanto
inseguirlo col tuo telefono non è proprio più possibile
Endìadi
Buffi i visi, attaccati ad un muro
lacrime e sorrisi, poi un calcio in culo
uno sputo di colore che non val la pena di stare a guardare
che non dice niente, serve proprio a poco
Poi una vecchia ferma lì davanti che li guarda da vicino e muove la testa
E capisci d’un tratto: è un puzzle o una festa
Eufemismo
Ci sarebbe da scrivere una cosa ironica
su quelli colle auto veloci ed i telefonini vive voci
quelli dinamici che: bisogna fare, fare, farsi pagare
con le donne benvestite palestrate, e i glutei che li hanno rassodati ma il culo non lo danno
che si lavora di più per fare in fretta, perché si arriva prima…
ci sarebbe da scrivere una cosa ironica non fosse per tutto questo risentimento
Interrogazione retorica 1
Ci fosse sempre qualcuno che dice come
non ci si perderebbe mai
Forse sono tutti nello stesso posto
l’odore come d’Estate dopo la pioggia
ma chi ha voglia di trovarli?
Hai provato a cercare?
Interrogazione retorica 2
Mentre salgo le scale, solito odore d’aglio
di soffritto, mi piace
da anni, rassicurante aroma d’aglio
fastidioso, non nego, per alcuni
magari è per le cozze
Mi piace, sarò mica minimalista?
Ipàllage
Tutte le storie, una storia
ogni angolo, un albero, quelle voci, una memoria
poi un’accelerazione, improvvisa come un brivido
tagliente come acqua fredda, rapida e fugace
e uno straccio per cancellare e terra per coprire
e c’è qualcosa che non so o mi è nascosto
Ipèrbato
Nelle città, anche, ci sono degli angoli
nelle strade corse da sempre, anche, ci sono
archi, ponti, prigioni, gallerie, mosaici
li ho visti solo ieri, li ho visti
era che mi mancava un occhio od un pretesto
era che pensavo che non servisse
Ipèrbole
Crocicchio di storie, alcune più divertenti
splendido soprammobile di carne dipinta
rubasti fuoco al fuoco per gli occhi
e un giorno senza incanto
t’hanno portato in una chiesa
e qualcuno ha detto: festa
Metàfora 1
Involto in una bandiera di belle idee
era un uomo, come un uomo
come un sacco trascinato per i piedi
bello come una donna sul rogo
e lucidità del pensiero
come un coltello alla gola
Metàfora 2
Un sesto senso come un’intuizione
capire da un niente, un odore
se il tale è innamorato
oppure quando morirà e come
da niente, dall’espressione, da un’impressione
come vedere un film banale e svelarne il finale
Metonìmia
Nel riflesso dello specchio c’erano vecchi
seduti di fronte alla chiesa ed un prato alle spalle
ed antenne sopra la testa
automobili tedesche ed il mare non è lontano
donne incinte e le colonie
ed è solo l’alcol che mi causa il mal di stomaco
Onomatopèa
Di colori e forme una casa riempie
di suoni e movimento
di calore e odore oppure puzza
ed un fumo denso e grigio
finché come frastuono, tremori, urla e schianti
poi la fuga, la migrazione
Ossìmoro
Caldo e giallo di sole
che puoi correre in mutande
e la luce che filtra tra i rami
come un sogno new age di seconda mano
che ti mangi la pizza e bevi una birra con gli amici
che poi verde, cupo e lucente non è il mare
Paronomàsia
C’è un balcone, un giardino
c’è un ex asilo, c’è la casa che non so
provo ad immaginare cosa si vede da lì
vedrei cose che non vedo, non vedrò
Qualcuno se n’è andato solo per vedere, ha visto
Qualcuno torna e mi racconta, altri no
Perifrasi
Raccontare una storia
come svolgere un lenzuolo
come aprire un tendone
sopra l’arena del tuo circo
parolaio e paroliere
magnapasta infingardo
Polisìndeto
Altra matinée di repliche
e non preoccuparti, si sa che è finto
e se c’è poca luce mettiamo due fari
poi aggiungiamo le sedie, compriamo i pop-corn
ed è tutto finto non ti devi preoccupare
nemmeno, figurati, se dovessi prenderlo in culo
Similitudine
Come un pirata, come un poeta
rubare ciò che è di altri
che comunque non si accorgono
non si preoccupano, non gli serve
senza voce, né mani per toccare, né piedi
solo uno che sa parlare e un altro che ride
Sinèddoche 1
Biondo come alemanno
più bello del suo cane, muove a scacco la sua donna
alfiere: diagonale, al ballo
pedone: avanti due, la cena
torre: scopala, fortile indifeso
poi muovete ad elle: cavalli…da tiro
Sinèddoche 2
E, pertanto, signorina questo tempio dove sta?
La vestale? io non credo sia al passo con i tempi
La sacerdotessa dell’amore per barboni e sans papier?
Di rovine postmoderne, signorina, ce n’è a iosa
Fosse un lavoro far pompini…farli bene, s’intende
La licenza, in confidenza, giuro, non la negherei
Sinestesia
Mi son perso nel suono ch’è all’incontro di colline con le nuvole
ho dimenticato ch’era mare ed un grido d’orizzonte
nell’odore di una sera i gabbiani, il loro verso carta vetrata
poi un lampo per la pioggia, un tuono legna e spugna
Prime gocce che ti scuotono, fuga nuda e piedi scalzi
Poi mi dici che i poeti, loro sì, aman la pioggia!
Sinestesia 2
Bella, la gonna corta e le gambe da cicogna
lì, bassorilievo, colori forti e una maglietta
non ti piegare a raccogliere, si vede la mutanda
ché manifesti, cartelloni hanno vita breve
passa, poi, il censore
e rimarrà poco più che un alone, macchie di languore
Zeugma
Troppo tempo che non vedo una gamba o sensazioni
era che ero perso a pensare da poeta
ero solo e non credevo fosse tardi o quantomeno…
Generoso però mi sento, forse un poco scoordinato
era che vi ho amato tanto, ho scordato poi perché
era che vi ho da dare quello che non ho per me